Se è solo il secondo anno che pubblico la mia «lista di cose che hanno funzionato» posso dire che è una tradizione? Secondo me sì.
- Trasferirmi in una casa dove posso avere uno studio – che non è un ritaglio in un angolo della camera da letto, ma una una stanza grande, colorata e luminosa, che mi mette di buon umore e in cui è bello entrare ogni mattina.
- Aprire quella bottiglia di champagne una sera come tante, bercela noi due, prenderci del tempo per dirci che siamo stati bravi – perché aspettare «un’occasione più importante» o «un traguardo più grosso» non ha senso: occasioni per festeggiare ce ne sono tante, quindi procuriamoci altrettante bottiglie di champagne e via, sorridiamo alla vita.
- Stare in silenzio, spegnere il telefono per 15 giorni quest’estate, godermi la solitudine e immergermi nei miei pensieri fino a perdere il senso dello spazio e del tempo.
- Riaccendere il telefono senza ansia, prendere una cosa per volta. E alcune cose non prenderle proprio, perché possono stare lì, perché non bisogna avere sempre una risposta.
- Dire no a tante possibili avventure che mi sarebbe piaciuto portare avanti ma che non entrano nella big picture.
- Prendere dei pennarelli grossi e dei fogli bianchi, e insieme a Ivan scriverci sopra «big picture» in stampatello maiuscolo. E poi continuare a scrivere, fino a quando questo quadro così grande che fa anche paura non ha delle sembianze che ci assomigliano di più – e che fanno ugualmente paura.
- Dare il 4% del mio fatturato in beneficenza.
- Smettere di lavorare nei week end – tranne rare eccezioni, che a quel punto è piacevole e persino divertente fare.
- Comprare un sacco di prodotti di bellezza, usarli, dedicarmi del tempo come se fosse una cosa importante – perché lo è, ma a volte non sembra.
- Dire «io mi sento così», oppure dire «no, non è quello che sento».
- Giocare con gli strumenti e le possibilità – anche quando ti portano davanti a una telecamera e ti senti stupida. E proprio in quel momento abbracciare la leggerezza, aprire delle porte, vedere cosa succede dopo.
Sì, in realtà sono 11.
Buon anno, miei cari.