Ho idea di essere una persona che non legge libri, perciò quando mi sono accorta che era il momento di scrivere il post sui libri per l’estate – è una cosa che avevo già fatto l’anno scorso – mi sono risposta «ma come faccio, che quest’anno non ho letto niente?». Poi ho guardato la libreria: non è vero che non ho letto niente. È che ho letto tante cose che non mi sono piaciute e che quindi non mi va di consigliare.
Qui di seguito quindi ci sono i libri che si salvano dalla mia lista: l’anno scorso erano 16, quest’anno sono 10, spero ce ne sia qualcuno che fa per voi. C’è da dire che alcuni tra questi non sono proprio libri-libri, sono più diari da portarsi dietro e usare per scaricare la testa – i creativi tra voi ne faranno buon uso.
1. Vendere Handmade
Il libro di Francesca Baldassarri mi è davvero piaciuto: è onesto, va dritto al punto, dà consigli strategici e non pretende di risolverti la vita – come tutti i manuali di Zandegù in collaborazione con C+B, d’altra parte: e infatti in questa lista ne consiglio tre, non per ragioni affettive, ma perché secondo me c’è bisogno di autori che sanno quello che dicono e di manuali che ti danno una mano per davvero. Basta libri pubblicati tanto per, evviva i libri sinceri e utili come questo. Francesca Baldassarri, Vendere Handmade, Zandegù, 9,99€.
2. Writing that Works
L’ha comprato Ivan, io non l’avrei preso per via del titolo altisonante, e avrei fatto male: ogni capitolo affronta, per punti e in modo molto pratico, un tipo di comunicazione scritta diversa – i memo, le presentazioni, i tanto odiati report, eccetera. L’obiettivo del libro è farti capire come scrivere in modo efficace, per evitarti incomprensioni e farti andare dritto al punto. E secondo me ci riesce. K. Roman, J. Raphaelson, Writing That Works, Harper Collins, 11,41€.
3. Scrivere Email, costruire relazioni
Rimaniamo in tema di scrittura: Annamaria Anelli ha concentrato la sua sapienza in un manuale agile e chiaro, facile da leggere e da capire, in cui ti spiega passo passo come fare a scrivere email migliori. La risorsa più utile del libro secondo me sono tutti gli esempi che Annamaria tira fuori – anzi, non solo gli esempi, ma anche le correzioni: ti fa vedere come è stata scritta una mail e come poteva essere scritta meglio. E non stiamo parlando di errori grammaticali, ma di comunicazioni poco efficaci che con le sue revisioni diventano più capaci dire ciò che dovevano. Secondo me di questo libro abbiamo bisogno tutti: non so se vi è mai capitato di scambiare email con qualcuno e avere l’impressione che quello o quella non capisse una mazza. A me sì, e il problema ero sempre io. Annamaria Anelli, Scrivere Email, costruire relazioni: tecniche per non finire nel cestino, Zandegù, 9,99€.
4. The 52 Lists project
Questo è il primo dei tre «libri-non libri» che consiglio. Non si legge, si usa: è una specie di diario diviso in stagioni (inizia dall’inverno, ma uno può usarlo come gli pare) che in ogni pagina ti chiede di fare un elenco (ad esempio: elenca i viaggi che vorresti fare). L’ho comprato e lo consiglio per una serie di ragioni: tanto per cominciare è un bell’oggetto, curato, piacevole da sfogliare. Poi, il libro è di per sé un viaggio: dentro ci sono le foto a colori di bellissimi boschi che fanno pensare allo stato di Washington e all’Oregon, alla natura vera, a posti dove si potrebbe andare e a cose che si potrebbero fare. E poi: l’autrice è una crafter e imprenditrice molto attiva nella lotta contro la depressione, e si nota. Ogni lista ti forza a trovare qualcosa di positivo – e non è obbligatorio pensare positivo, ci mancherebbe, ma è bello pensare che ogni settimana dell’anno uno possa aprire il libro e vedere sotto una luce favorevole almeno un aspetto della propria vita. Moorea Seal, the 52 Lists Project, Sasquatch Books, 18,43€.
5. Damn Good Advice
Il titolo completo è: Damn Good Advice (for people with talent) – quindi si tratta di consigli per gente talentuosa che lavora in ambito creativo. È scritto da uno che arriva dall’ambito della pubblicità, quindi è un libro di consigli (120, quasi uno per pagina, corredati da immagini) che funziona bene per chiunque debba promuovere sé, o altri, o qualcosa. C’è un po’ di «mistica del processo creativo» à la Don Draper, ma in generale è un libro che non ci gira intorno: ti dice le cose come stanno, a volte è una doccia fredda. Faccio due esempi. Consiglio 19: «puoi essere cauto oppure creativo, ma non esiste un creativo cauto» (se non sai prendere decisioni non sarai mai un buon creativo). Consiglio 94: «l’unica cosa che diventa migliore quando cresce è il pene» (quindi smettila di essere ossessionato dal bigger is better). George Lois, Damn Good Advice (for people with talent), Phaidon, 6,76€.
6. Wreck This Journal
Anche questo libro non si legge, si usa. Lo consiglio a persone stressate perché l’obiettivo finale del libro è essere distrutto, e secondo me distruggere le cose dà sempre una certa soddisfazione e un certo sollievo. Ogni pagina contiene un invito all’azione, tipo: riduci questa pagina in strisce, incolla qui un ritaglio di giornale, scarabocchia con una penna che ti è stata prestata da qualcuno. Per avere un’idea un po’ più chiara di come è fatto dentro potete vedere questo video qui. Bello se usato come libro di «compiti per le vacanze». Keri Smith, Wreck This Journal, Penguin, 9,92€.
7. Solopreneur
Solopreneur è un libro per freelance che pensano in grande ma che non hanno idea di come organizzarsi per crescere (presente!). Mi piace per due motivi: si tratta di consigli veri, che puoi mettere in pratica da adesso, perché sono stati testati sul campo da una che non si è limitata a fare una ricerca su Google e trascrivere i primi risultati che venivano con la parola «produttività». Il secondo motivo è che Francesca Marano è una di noi: quando leggi il libro capisci che lei ci è passata. Non si tratta della Kondo della situazione – grazie tante, facile essere organizzata se sei giapponese e hai un disturbo ossessivo – ma di una disorganizzata che si è dovuta strutturare per tenere in vita il suo biz. Francesca in questo libro ti apre le porte dell’ufficio e ti dice: ecco, io ho fatto così. Francesca Marano, Solopreneur: l’organizzazione del lavoro (in proprio) spiegata semplice, Zandegù, 9.99€.
8. Padre Ricco, Padre Povero
Questo libro entra nell’elenco per il rotto della cuffia: ha tante, tantissime cose che non mi piacciono. La storia dei primi capitoli non sta in piedi, la traduzione (io l’ho letto in italiano, voi cercatevi la versione originale) è pessima, l’autore non ha il dono della sintesi. Ma lo consiglio comunque, per una ragione: questo libro ti fa capire che le cose che sapevi fino a quel momento sui soldi e sugli investimenti forse non sono del tutto fondate. Mi piace la divisione in attivi e in passivi, è intuitiva e facile da ricordare – ad esempio: l’acquisto di un cane che fa cuccioli di razza è un attivo, perché ti fa guadagnare; l’acquisto di una casa è un passivo, perché per mantenerla hai un sacco di spese fisse. Robert T. Kiyosaki, Padre ricco Padre povero, quello che i ricchi insegnano ai figli sul denaro, Richdad, 10,63€.
9. Come Dire
Come Dire è un «Galateo della comunicazione». L’avevo comprato e letto tre anni fa, l’ho ripreso in mano adesso perché è un libro divertente – e come si possa scrivere un galateo divertente non lo so: sembra un ossimoro, ma giuro che leggendolo riderete almeno un po’. Forse perché questo libro è pieno di storie ed esempi spassosi – tipo quella volta che su «Panorama» si parlava di un nuovo metodo antistress con questo titolo: Lavorate meno, cogli ioni. Ci sono anche capitoli utili, tipo quelli su come scrivere un menù di un ristorante. Utili non tanto perché insegnano, ma più perché fanno riflettere, e fermarsi a riflettere su ciò che leggiamo e scriviamo è un’occasione da non perdere, secondo me. Stefano Bartezzaghi, Come dire, Mondadori, 8,99€.
10. This is Not a Book
Lo dice il titolo stesso, anche questo è un libro-non libro. Segue lo stesso principio di Wreck This Journal, solo che l’obiettivo qui non è distruggere, ma costruire il libro. «Questo libro non esiste senza di te» dice la quarta di copertina, perché «sarai tu a determinarne il contenuto». Se l’altro era per gli stressati, questo è per chi ha voglia di giocare: ogni pagina inizia con le parole «this is», e ogni volta ci si inventa qualcosa da scrivere, disegnare o fare (this is a plot, this is a lost treasure, e così via). Perché se «this is not a book» bisognerà ben farlo diventare qualcos’altro, no? Keri Smith, This is not a book, Penguin, 12,27€.