Sto leggendo un libro di Biz Stone, co-fondatore di Twitter. Si intitola Who Let the Blogs Out e parla della nascita dei blog e della loro diffusione. Contiene tanta saggezza (e tanta storia) che non posso trattenermi dal sottolinearlo tutto, dal sentirmi fortunata a fare parte di questo momento storico.
(Sì, l’ho appena detto: mi sento fortunata a far parte di questo momento storico.)
C’è un’idea ricorrente nel libro: grazie ai blog il WWW è diventato un posto dove puoi non solo leggere delle cose, ma anche scriverle. Senza nessuna conoscenza tecnica, senza nemmeno possedere un computer (era sufficiente avere accesso a uno) le persone, specialmente dalla fondazione di Blogger in poi, hanno iniziato a costruire il web – tutti, senza alcuna distinzione di grado di istruzione, sesso o età.
Non ci sono argomenti più degni di altri, o cose che vale la pena scrivere e cose che no. Non c’è qualcuno che decide cosa pubblicare e diffondere: ognuno può pubblicare ciò che crede senza bisogno di essere un programmatore o un geek professionista. Prima le persone, poi la tecnologia, senza gerarchie.
Spesso leggo lamentele su come «era meglio una volta, quando c’era Splinder e scrivevamo in pochi». Mi piacerebbe che ci ricordassimo che il motivo per cui prima si era in pochi e dopo in tanti è che questa è una rivoluzione democratica:
All of a sudden, however, someone had removed the barriers to entry and all we had to do was pour our thoughts into an empty text box and click a button to be part of the action. It wasn’t going to be just a few people. This was something for the masses, ad things were going to get interesting.
Io lo trovo bellissimo, oltre che commovente.