La scorsa settimana ho discusso con un mio cliente di coerenza. Lui ha un negozio, è bravo nel suo lavoro, quando ha avuto l’opportunità di allargarsi un poco ha investito nella ridefinizione del suo marchio, e da lì sono iniziate le difficoltà: lui è uno di quelli che nella testa ha tante idee, e sceglierne solo alcune con cui essere coerente si è rivelato complicato. Così il suo marchio non è mai coinciso con quello che lui aveva in testa: o meglio, è coinciso con tutto quello che lui aveva in testa, contemporaneamente.
Io gli facevo il predicozzo, ma la verità è che anche per me essere coerente è molto difficile, per due motivi:
- Per essere coerenti bisogna fare delle scelte. Fare delle scelte significa fare tagli netti, escludere, smettere di percorrere delle strade e chiudere delle porte (chiudere la maggior parte delle porte). Quando sei creativo e pieno di idee chiudere le porte è davvero complesso. Io la maggior parte del tempo la passo ad aprire, esplorare, immaginare cose nuove.
- Oltre a essere difficili, le scelte nette fanno paura, perché escludere sembra l’opposto di vendere – come faccio ad avere tanti clienti se per prima cosa, ancora prima di avere aperto, inizio dicendo dei NO?
Come fai ad essere coerente se sei creativo?
Non ho la risposta valida per tutti, ma posso dirvi quello che ho fatto io:
- Pensi a risparmiare. Io ho smesso di avere paura delle scelte nette grazie al fatto che sono pigrissima. Mi sono accorta che ogni volta che dico un «ma anche» (es.: sono una social media manager ma anche una web designer) mi costringo a usare delle energie verso una direzione in più. E non ho nessuna intenzione di usare energie verso direzioni incompatibili tra loro o comunque «non giuste per me» (e per definire il «giusto» c’è il punto 2.)
- Inizi con il «perché». E questo l’ho imparato da un libro che in quest’anno di cambiamenti e riflessioni è di importanza capitale per me: Start with Why di Simon Sinek, 9€ su Amazon. In pratica questo libro ti dice: la coerenza non è data da cosa fai o da quali strumenti usi nel tuo lavoro, ma dalla ragione per cui fai quel lavoro. Ho letto molti articoli sulla mission, ma questo libro mi ha chiarito una volta per tutte il concetto, e lo ha fatto in modo molto pratico, senza usare paroloni strani.
- Scrivi quello che non ti piace, nero su bianco. Ci sono tanti modi di fare il tuo lavoro e di mettere in pratica il tuo «why». Se non sai qual è il tuo modo, almeno puoi scrivere su un foglio quale di sicuro non lo è. A me ha aiutato a capire cosa devo raccontare di me e del mio lavoro, mi ha mostrato quali sono le cose con cui essere coerente, e quali invece non mi riguardano.
- Ti permetti di divagare. Ora che so cosa è giusto per me, non ho smesso di aprire ed esplorare. Ma lo faccio in modo diverso, cercando di capire cose in più sulla mia direzione – dato che ora so qual è. Non smetterò di fotografare: so che non sarò mai una fotografa professionista, ma uso la fotografia per allenare la mia capacità di osservazione e usarla nel mio lavoro.