Come spiegare un lavoro difficile usando parole facili

Come spiegare che lavoro fai, quando fai un lavoro difficile da spiegare a parole?

Ho diverse clienti che per lavoro si prendono cura degli aspetti spirituali, emotivi, mentali delle persone – tipo psicoterapeute, ma non solo – e ogni volta che leggo i loro blog mi rendo conto di due cose: so poco di questo mondo, ma mi incuriosisce al punto che vorrei comprare qualcuno dei loro servizi; ogni volta che tento di approfondire, per quanto mi sforzi non capisco quasi nulla di ciò che dicono.

E così mi chiedo: come spiegare che lavoro fai, quando fai un lavoro difficile da spiegare a parole?

(Non che questo sia un problema specifico di quel settore: basta andare alla Social Media Week per rendersi conto che se il tuo linguaggio è troppo settoriale non ti capisce nessuno, nemmeno gli addetti ai lavori.)

Ci sono due modi di affrontare la questione: pensare che se qualcuno non ti capisce non fa parte del tuo pubblico oppure tentare di spiegarti con parole facili da capire, senza per questo sembrare meno professionale.

Se non mi capisci non fai parte del mio pubblico

Per come la vedo io questa è la versione raffinata di «se non mi capisci è un problema tuo». Ed è un pessimo atteggiamento, specie se sei online perché speri di vendere i tuoi servizi.

Probabilmente sei pigro, o forse ritieni che usare un italiano facile e comprensibile sia meno professionale, ma la verità è questa: se le persone ronzano intorno al tuo blog e curiosano tutto ciò che fai, quelle persone sono potenziali clienti. (Che tradotto vuol dire: potrebbero darti i loro soldi, se solo tu ti facessi capire).

Cos’è meno professionale, essere troppo accessibili oppure non vendere perché non ci si sa spiegare (Domanda retorica.)

Usa parole facili

Io non lo so chi ci ha messo in testa che parlare in modo complicato ci rende più professionali, ma di certo questa convinzione c’è, almeno in Italia. (Ad esempio mi ricordo quando le persone dicevano: «vedi come parla bene Fini, lui sì che è un buon politico», e con «bene» intendevano «non capisco niente di quello che dice». Un atteggiamento masochista, oltre che triste.)

Secondo me se uno vuole essere professionale ha tanti modi per farlo, ad esempio può iniziare a capire che:

  • Le persone su internet non leggono, ma «scannerizzano» le pagine, perciò conviene usare poche buone parole per essere compresi.
  • Qualcuno può avere bisogno dei tuoi servizi senza sapere come si chiamano. Ad esempio quando vado in ferramenta per comprare qualcosa mi sento prima spaesata perché ho bisogno di robe che non so come si chiamano, poi frustrata perché i commessi sono poco disposti verso le ragazze che entrano e non chiamano le cose con il loro nome. Basterebbe spiegare, magari con le immagini, qual è il significato di certi termini settoriali (in un negozio puoi farlo appendendo quadri o cartellini, in un sito puoi farlo con le foto).
  • Il terreno comune sono i bisogni: quando passo da «ho bisogno di una cosa fatta così» a «ho bisogno di appendere un quadro sul cartongesso», finalmente il commesso in ferramenta mi capisce. Se vuoi farti capire non devi parlare di soluzioni («il corso che migliora la tua vita!») ma di bisogni («il corso per imparare a darti degli obiettivi e a mantenerli») perché questa è una lingua che capiscono tutti, e che non si presta a interpretazioni sbagliate. (Su questo puoi guardare: come scrivere sales page che funzionano)
  • Esci dalla tua bolla: parlare con gli addetti ai lavori non ti serve, a meno che il tuo obiettivo sia scrivere sulle riviste di settore o farti assumere da un’azienda. Se sei hai un piccolo business, magari sei un freelance, e sei online per trovare clienti, allora il tuo lavoro lo devi spiegare ai clienti – ammesso che tu sappia chi sono i tuoi clienti – non a chi già lo conosce. Sembra banale, ma non lo fa quasi nessuno.

E dopo aver scritto tutto in italiano chiaro e comprensibile, puoi iniziare ad autopromuoverti.

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