In questi giorni sto facendo la revisione dei contenuti del mio blog. È la prima parte di un processo definito da Ivan che mi porterà ad avere un nuovo sito in autunno (non vedo l’ora), e che consiste nel rileggere e se necessario modificare tutto ciò che ho scritto fino ad oggi.
La revisione dei contenuti è noiosa ma anche utile: è l’occasione giusta per eliminare alcuni errori, reimpostare il lavoro e abbandonare le cattive abitudini. E nello specifico io ho imparato a dire NO a un po’ di cose:
No ai titoli poetici
Durante la revisione mi sono resa conto che in alcuni casi dal titolo non riuscivo a dedurre il contenuto del post. Per un periodo ho avuto una certa difficoltà a usare titoli chiari, quasi come se fossero troppo scontati. La verità è che i titoli poetici sono la vera spina nel fianco: uno dovrebbe sempre ricordarsi che lo scopo di un titolo non è ispirare, ma esporre il contenuto, e l’estro creativo è un ostacolo alla chiarezza. Li ho cambiati, sostituendoli con titoli più esplicativi, ma ho lasciato intatta l’URL dei post.
No a troppi tag
Durante la revisione sono passata da 52 a 13 tag. Mi sono resa conto che usavo tante parole per dire una sola cosa (ad esempio: social media, SM, SMM). Ho raggruppato le parole che mi servivano e eliminato quelle che non aveva senso usare (perché ad esempio riguardano argomenti di cui non tratto mai).
No alle categorie
Nel mio caso usare le categorie di WordPress non ha senso. Non le usavo più da un pezzo, e durante la revisione le ho proprio eliminate, su consiglio di Ivan che mi ha detto: «sono simili alle rubriche. Tu hai rubriche?». No. Allora ciao ciao categorie: finisce tutto sotto un unico insieme blog.
No a ignorare la struttura
La parte più importante della revisione ha riguardato i tag HTML, che da qualche tempo stavo usando in modo improprio. Il mio problema è il CSS (e cioè il foglio di stile del tema, quello in cui c’è scritto che ad esempio un titolo <h2> deve essere in Arial 20 grassetto). Il CSS del tema che sto usando adesso non mi piace: non mi piacciono più questi font, non mi piace l’aspetto degli elenchi puntati, credo che in generale la leggibilità sia scarsa. Quindi da un certo punto in poi ho iniziato a scrivere senza preoccuparmi di dare al mio testo una struttura coerente. Ad esempio: invece di usare lo stile «elenco puntato» mettevo il segno meno davanti ai vari punti; taggavo come citazioni delle cose che non erano citazioni, solo perché mi piaceva il loro aspetto. Il risultato è un’accozzaglia di parole che sì, avranno anche un aspetto apparentemente ordinato, ma a livello di struttura sono molto disordinate. Dato che in un sito la struttura è significato, le mie parole disordinate hanno un significato sbagliato. Ho rivisto e corretto tutti i testi, ora la struttura è corretta, bisogna solo darle un aspetto che mi piace (lo farà Ivan).
No ai link rotti
I link rotti (cioè i link che puntano a un contenuto che non è più online) sono una scocciatura per chi legge: se stai leggendo un post e cliccando sul link ti trovi davanti a una pagina di errore, come minimo hai la sensazione di avere a che fare con un blog poco curato. Ultimo ma non meno importante: i siti con molti link rotti sono penalizzati dai motori di ricerca. I link rotti si rintracciano con dei plugin, ad esempio broken link checker. (Francesca invece dice di usare lo strumento del W3C)