L’ho pubblicata l’anno scorso e pure l’anno prima, e dato che non c’è due senza tre: ecco la mia lista di cose che hanno funzionato. Quest’anno sono solo due, ma sono belle grosse.
1. Prendersi una pausa imprevista e non rinviabile
Una pausa che nel mio caso ha coinciso con la nascita di Cecilia.
«Imprevista» e «non rinviabile» sono due condizioni imprescindibili: l’imprevisto serve perché ti getta in quello stato di panico da deadline a cui segue una sferzata di produttività difficilmente raggiungibile in condizioni di tranquillità; la non rinviabilità è indispensabile per noi procrastinatori professionisti, che di fianco a una deadline aggiungiamo sempre un punto interrogativo a matita (cancellabile).
Quindi sì: sarà poco poetico, ma scoprire di essere gravida ha dato una botta di vita alla lista dei miei to do mai fatti, tra cui spiccava ormai da gennaio 2014 il punto «fare un corso video», rinviato per due anni consecutivi in nome di lavori più urgenti, più immediati, meno rischiosi.
Non credo però che una debba per forza rimanere incinta per avere lo stesso effetto: basterebbe, appunto, sapere di doversi prendere una pausa non rinviabile, una pausa durante la quale non puoi lavorare attivamente, ma volendo puoi trovare un modo per continuare a fatturare.
(E così vi ho svelato la vera storia di com’è nato Guido, che su come nascono le Cecilie avete già imparato tutto a tempo debito, spero.)
2. Fare squadra
All’inizio di quest’anno ho iniziato a lavorare con Ivan come una squadra e non come «due persone che ogni tanto fanno delle cose insieme».
C’è una bella differenza: se fai parte di una squadra devi giocare a carte scoperte e metterti in discussione, non c’è spazio per macinare pensieri in un angolino. In una squadra i meriti e le sconfitte si condividono, si costruisce e si distrugge insieme, si decide dove mettere mano, e poi si aspettano e analizzano le conseguenze. Una bella sfida per una come me.
Ad aprile poi la squadra si è allargata: è arrivata Audra, che si prende cura di Guido e della mia casella di posta, e che mi ha costretta a imparare che delegare non vuol dire mollare tutto e scappare lontano. Delegare vuol dire affidare, ed esserci. Sto ancora imparando come si fa, ma è bello essere una squadra.
Buone feste e buon anno a tutti, miei cari.