Ho sempre dato per scontato che il punto di forza di un freelance fosse la qualità della sua formazione. Se sei un freelance puoi usare parte del tuo tempo per selezionare con cura le fonti e aggiornarti con continuità. Questo è l’unico investimento che vale sicuramente la pena fare, soprattutto perché nelle agenzie spesso si investe poco nella formazione continua del personale, e quindi è qui che te la devi giocare. Ovvio ed evidente.
Poi è successo che qualche tempo fa un’azienda mi ha chiesto un preventivo per un corso: dopo mesi di (sacrosanto) fai-da-te era arrivato il tempo di formare il personale interno per gestire i canali social in maniera più consapevole. Com’è logico il preventivo era stato chiesto anche a un paio di grosse agenzie, e com’è logico il cliente voleva capire cosa avrebbe guadagnato a scegliere me anziché loro. Tutto normale, fino a quando non mi hanno chiesto: se l’agenzia ci garantisce un alto livello di aggiornamento, si può dire lo stesso per il freelance?
Sono caduta dal pero. E a distanza di tempo posso dire tre cose:
- primo: non si può dare mai nulla per scontato. Il contesto in cui agisco io (freelance fichissimi da cui ricevo ogni giorno un sacco di stimoli VS agenzie che non brillano per velocità – a parte qualche illustre eccezione) non è certo quello in cui agiscono anche gli altri. È l’annoso problema della bolla.
- Secondo: bisogna raccontarsi. Esiste un modo per usare le domandine che ti fanno i social (cosa stai facendo? Che cos’hai da dire?) in maniera costruttiva, proprio nel senso che le risposte possono costruire valore per te. Certo, prima bisognerebbe fare una strategia di social media marketing.
- Terzo: aprire un blog in cui raccontare «ho fatto questo e ho imparato quello» è la carta più preziosa che ci sia, meglio di un CV. Quindi se non l’hai ancora aperto APRI UN BLOG.
Abbasso i gattini, viva i blog e viva i freelance! Grazie per la citazione, dovremmo proprio vederci per fare una sbrodolata di ammmore su questi temi che ci accomunano