C’è un problema di cui mi vergogno a parlare in pubblico, ma che oggi ho deciso di tirare fuori nel posto più pubblico che c’è.
Lo faccio con questo post e con un video perché credo finalmente di aver capito come affrontarlo, ed è una bella notizia. Nota bene: non ho capito come risolverlo, ma come affrontarlo – non è la stessa cosa, ma è ugualmente importante.
Il mio problema torna sempre a galla
Il mio problema è la casella email, una vera spina nel fianco: mi tormenta da quando sono in proprio, e mi fa sentire in colpa perché non riesco a gestirla come dovrei.
Da una parte ci sono le email in arrivo, dall’altra ci sono io che voglio rispondere «per bene». Più voglio rispondere bene, più le email si accumulano: rimangono in attesa della risposta migliore possibile, e mentre io la cerco loro si ingorgano.
I giorni passano, le email continuano ad arrivare e aspettare, e io mi impaurisco: chissà cosa succede se apro la casella email? Magari mi crolla addosso. Meglio non aprirla. Meglio aspettare un momento migliore.
A qualcuno succede questa cosa con il blog (non lo aggiorno perché voglio aggiornarlo bene, e così finisco per non aggiornarlo mai); a qualcuno con il conto in banca (non guardo cosa c’è dentro per paura di scoprirlo, e così la paura finisce per prendersi tutta la visuale). A me succede con le email – e fino a qualche ora fa sembrava non esserci via di uscita, poi ho capito che stavo guardando il problema dal punto di vista sbagliato.
Delegare per risparmiare
Il mio problema con le email si è ridotto poco meno di due anni fa, quando ho preso il coraggio a due mani e ho deciso di affidare la mia posta in entrata a Audra, la persona grazie alla quale la mia attività non è morta in un frontale contro il muro di email non lette che stavo costruendo.
Il giorno in cui Audra è entrata in campo ho imparato una lezione che mi continua a guidare: se non sei la persona giusta per occuparti di quel lavoro, affidalo a qualcuno che lo sa fare meglio di te.
Sì, delegare costa. Ma perdere le tue giornate dietro a lavori che fai mal volentieri costa ancora di più: il prezzo si paga in termini di tempo e di passione verso il tuo lavoro, due risorse che nessuno può restituirti. (I soldi sì, possono rientrare: il momento in cui deleghi è anche un buon momento per ritoccare i prezzi verso l’alto.)
Il problema sono io che mi ostino
Delegare la posta “di primo contatto” e l’assistenza clienti ha permesso alla mia casella di liberarsi di tutti quei messaggi che non richiedevano per forza il mio intervento. Ma, come dicevo, non ha risolto il problema della mia casella email, in cui continua ad arrivare la posta, diciamo, più «conversazionale».
Questa mattina ho avuto l’illuminazione: se un problema si presenta ciclicamente probabilmente non è un problema, è un fatto.
Gli strumenti sono lì per essere usati, non per usarti: non mi devo adattare alla mia casella mail, così come non devo per forza avere un blog (ci sono le newsletter), o guardare a tutti i costi il mio estratto conto (ci sono le notifiche via SMS), o ricevere telefonate di lavoro fuori orario (si possono prendere degli appuntamenti) o peggio ancora essere inserita in un gruppo su WhatsApp (si può dire «no, grazie»).
Se uno strumento non fa per me il problema non è lo strumento, sono io che mi ostino a usarlo – o che mi ostino a usarlo come dovrei, nel mio caso, e non come vorrei. Quello che ho capito è che non sono obbligata a frequentare praticamente nessuno degli strumenti che frequento, e se decido di frequentarli posso farlo secondo i miei termini.
Se c’è un vantaggio nel lavorare in proprio: eccolo, probabilmente è proprio questo qui.