La Valsesia, i blogtour, il turista online

Non so bene quale siano gli obiettivi degli operatori che aderiscono a questi eventi di massa mordi-e-fuggi, ma so di sicuro due cose.

Quest’estate vado in vacanza in Valsesia, praticamente dietro casa, perché non avevo voglia di faticare. Dopo avere prenotato una casetta sperduta nel bosco mi sono anche chiesta che cosa ci fosse in Valsesia, perché metti che poi mi annoio di riposarmi e non fare niente (improbabile).

Ebbene, ho digitato su Google «Valsesia» e ho guardato i primi due-tre risultati. Viene fuori che di roba da fare ce n’è moltissima, e c’è anche roba figa, che però la comunicano solo in inglese (tipo il rafting). Poi ci sono anche portali con notizie scritte in italiano, e allora aiuto, sembra il 1995 (tipo il portale sulla musica).

Ora, io non lo so come mai, ma ho visto che ultimamente chi ha da promuovere una destinazione mette in piedi un hashtag e giù tutti a twittare come dei dannati (in una parola: blogtour). Non so bene quale siano gli obiettivi degli operatori che aderiscono a questi eventi di massa mordi-e-fuggi (e c’è da dire che non sono tutti pessimi, ce n’è anche di carini, come quello della Liguria dove facevano il pesto) ma so di sicuro due cose:

  • che se in mezzo al blogtour poi non ci sono i contenuti, a me della tua destinazione o del tuo hotel non mi rimane in mente nulla, a parte l’hashtag, che dopo un po’ è pure molesto
  • che se invece di salire sul primo carrozzone che passa cercassi di capire quali sono le cose belle della tua destinazione o del tuo hotel, e poi ne scegliessi una sola (UNA SOLA) e me la dicessi online, scrivendola in un linguaggio chiaro e trovabile, allora saremmo a cavallo.

Come ha fatto la signora da cui ho prenotato la casa, che ha scritto «Casa dispersa in mezzo al bosco» e io ho pensato «ecco, proprio quello che cercavo». Non conoscevo per nulla la Valsesia, però ho prenotato.

Iscriviti alla mia newsletter

Iscrivendoti accetti l'informativa sul trattamento dei dati personali

Ci sono 6 commenti

  1. ah, i blogtour: più ci arrivano richieste, più non li capisco. abbiamo provato nel nostro piccolo a fare contro-proposte che puntassero sulla qualità dei contenuti (e delle foto) ma siamo sempre stati rimbalzati, Regioni Importanti in prima battuta. si generano solo contenuti vuoti e ridondanti, come dici tu, ma pare che la gente si accontenti. sarebbe bello costruire alternative, avere qualcuno con il coraggio e la lungimiranza di puntare su contenuti e non su masse di blogger dotati di hashtag e instagram (dente avvelenato, lo so)

    1. Io ho sempre più l’impressione che vincano le soluzioni tipo “10-modi-per-avere-successo-subito”. E se arrivi tu e proponi di dare uno sguardo più generale, di dire “ehi, ragazzi, guardate che è più complicato di così”, niente, non ti stanno a sentire. La grossa consulenza scintillante, il blogtour con le twitstar del premio annuale della contea hanno (ancora) la meglio.

      1. sai cosa? dovremmo fare un esperimento: trovare realtà legate al turismo disposte a “osare” con la nostra formula e sperimentare con loro, per vedere alla fine cosa paga sia sul breve sia sul lungo termine. che ne dici? ci si prova?

  2. Cara Enrica, ho pensato nella notte O.o e ho capito che tutto il carrozzone ha senso solo e quando si creano contenuti di qualità dopo l’evento. Per esempio, devo decidere dove voglio andare in vacanza, dove voglio dormire, mangiare, etc ecco io mi guardo i racconti di viaggio, quelli con delle belle foto e poche parole, con 2-3 riferimenti e sono contenta. come hai detto tu, se la signora non avesse creato il “contenuto” sperduta nel bosco…forse non ci saresti andata.

    1. Decisamente sì, Anna. E l’idea di Ivan del “Resident Blogger” secondo me non è niente male, dovresti provare a venderla :)

I commenti a questo post sono chiusi.

Se vuoi puoi scrivermi: ciao@enricacrivello.it