Questa mattina sono uscita di casa presto perché avevo un appuntamento alle 9. Le 9 di lunedì, se non sei mattiniera, sono un orario molto coraggioso per un appuntamento. Ho preso i mezzi, mi sono affrettata, sono riuscita ad arrivare in orario, struccata e spettinata, ma in orario. Tranne poi scoprire sulla soglia che l’appuntamento non era alle 9, ma alle 11 – avevo segnato il cambio d’orario, ma poi non ho consultato l’agenda, holy sh*t.
Trovarsi dall’altra parte della città con due ore di anticipo ti fa scoprire molte cose su te stessa, tra cui: l’oggetto che mi è mancato di più, nelle due ore seduta al bar, non è stato il computer ma il mio blocco per appunti.
Credo sia dovuto, in parte o del tutto, al corso di narrativa che sto frequentando: il docente ci ha chiesto di fare una lista di «cose che abbiamo da dire» (cioè le cose che notiamo durante la giornata e che magari potrebbero funzionare come spunto per un racconto).
Fatalità: proprio mentre ero al bar e rimpiangevo il mio blocco, ho trovato nel Feedly un lungo post sull’importanza di avere un blocco per appunti sempre con sé, perché «ti salva la vita». (Grazie Feedly, tempismo perfetto.)
Insomma, la morale è: quella del blocco sempre con sé è una pratica che sta entrando a fare parte delle mie giornate, e che consiglio. L’abitudine a scrivere brevi liste di «cose che hai da dire» permette di fare chiarezza nella tua testa, di fermare certe cose e non altre, di svilupparle meglio, se vuoi, e poi condividerle. Ma soprattutto: di notare che se fermi alcune cose e non altre, c’è un motivo. Magari non sei in grado di scoprirlo subito, ma un motivo c’è.