Poco più di due anni fa camminavo al parco con Ivan. Ero appena diventata freelance, e tutto intorno era una grande confusione: nessun orario, i pranzi davanti al computer, le notti a fare preventivi lunghi diciannove pagine (e non è un’iperbole, diciannove pagine di idee regalate in un solo preventivo).
Quella volta al parco Ivan mi fa: «Naturalmente tu hai registrato il dominio con il tuo nome e cognome, no?» «Ma va» «Ma come no! Te le devo dire io queste cose?» «E cosa ci faccio io con un dominio» «Ci fai un blog, dici le cose che pensi» «Ma io non penso niente. Chi sono io per avere un blog in cui dico le cose che penso.» Ho registrato comunque il dominio, e dopo qualche tempo ho comprato lo spazio per ospitare un blog.
All’inizio ci scrivevo poco. Da gennaio di quest’anno ci scrivo ogni settimana, e da qualche tempo anche più di una volta a settimana. Pensavo di non avere niente da dire, e talvolta lo penso ancora, ma lo dico lo stesso, e sempre di più, per due motivi:
- proprio le cose che mentre scrivo mi dico chi-sono-io-per-dirle, diventano il mio post più letto in due anni. Quindi la vera cosa da ripetersi è: chi sono io per giudicare ciò che dovrei dire e ciò che no. La tentazione all’autocensura, almeno nel mio caso, si è dimostrata tanto forte quanto sbagliata. La cosa giusta da fare è scrivere e vedere cosa succede.
- Secondo, e più importante: quando scrivi un post ti si chiariscono le idee. È un processo che succede proprio davanti alla tastiera, ed è qualcosa che non ho ritrovato in nessun’altra forma di scrittura. A lungo andare diventi bravo a spiegare il tuo lavoro e il tuo modo, prendi coscienza di ciò che fai e di come lo fai. È come risvegliarsi dal sonno, non credo che ci siano altre similitudini per spiegarlo.
Quindi: se stai aspettando perché pensi di non avere niente da dire, sappi che non c’è proprio nessuna ragione per aspettare. La cosa da fare è scrivere e vedere cosa succede.