Privacy e profili fake su Facebook

Credo che persino la percezione di fake sia soggettiva, non per Facebook, ma sicuramente per chi usa Facebook.

Recentemente mi sono scagliata contro i profili fake su Facebook: account personali usati da persone reali, ma con nome e cognome fittizi.

Poi mi ha scritto una donna che è stata violentata. È stata molto coraggiosa e aperta, mi ha confidato che l’unico modo di usare Facebook per lei è con un nome falso che le garantisce l’anonimato – altrimenti non si sentirebbe sicura, teme che l’uomo che l’ha violentata possa rintracciarla.

Quando ho scritto quello status contro i fake avevo in mente una cosa precisa: le persone che incontro nei Gruppi Facebook a cui sono iscritta. Sono per lo più Gruppi che riuniscono professionisti con lo scopo di aiutarsi e sostenersi a vicenda: chiedi delle cose, ti viene data risposta da chi ne sa. Secondo me questo è uno scambio equo che funziona e arricchisce fino a quando hai chiaro chi c’è dall’altra parte. Altrimenti io mi sento a disagio, come se fossi ad un appuntamento al buio: a chi sto dando consiglio? Con chi sto condividendo le mie esperienze?

Quando ho parlato con questa donna ho capito come le generalizzazioni siano pericolose, e come tenere conto della complessità delle cose sia sempre la cosa giusta da fare.

Credo che persino la percezione di «fake» sia soggettiva – non per Facebook, i cui termini di servizio parlano chiaro: nome e cognome dell’account personale devono corrispondere a quelli sulla carta di identità – ma certamente per le persone che usano Facebook. Ad esempio: cosa dire dei molti nick che ormai sono più veri dei nomi veri?

Penso che ogni volta che stabilisci una regola perdi qualcosa, ma anche che stabilire delle regole sia l’unico modo per abitare uno spazio condiviso. Credo che il modo per mantenere la propria privacy non sia smettere di abitare quello spazio condiviso, ma decidere cosa portare dentro e cosa tenere fuori. E poi penso che l’anonimato sia un’importante forma di protezione. Ma non sono sicura di come tutte queste cose possano stare insieme e permettere a tutti di sentirsi a proprio agio.

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