Racconta di te, parla di loro

Questa mattina sono intervenuta al Mammacheblog per parlare di Facebook: questo è quello che ho detto, parola più, parola meno. In fondo ci sono le slide, si possono scaricare.

Spesso la prima cosa che si fa dopo aver aperto un blog è aprire una Pagina Facebook: «così porto traffico sul blog, altrimenti chi mi scopre?». Vero: il blog ha bisogno di canali che portino traffico, altrimenti – soprattutto all’inizio, mentre ancora nessuno sa che esisti – è difficile che qualcuno ti legga.

Il problema è che a partire così ci si mette in difficoltà da soli: è difficile avere una buona Pagina Facebook se pensi a Facebook come a uno strumento per portare traffico. Facebook non è Google, Facebook è un social media, dove l’accento è sul lato “social” della faccenda. Detto in altri termini: la tua Pagina Facebook dovrebbe servire a chiacchierare con i tuoi lettori. Non dovrebbe servire a pubblicare una montagna di link, uno dopo l’altro, aspettandosi di poter ricevere (clic, o altro) senza dare nulla in cambio.

Quando mi invitano a mettere il like su qualche Pagina Facebook a me piacerebbe chiedere a chi mi manda l’invito: perché? Posto che sono felice di scoprire e seguire cose nuove, e posto che mi piace che qualcuno mi inviti a mettere il like, prima di metterlo vorrei capire: perché dovrei seguire proprio la tua Pagina, e non quella di qualcun altro?

Se i vostri fan vi facessero questa domanda, sareste in grado di rispondere?

Uscire dalla zona di comfort

La verità è che per rispondere bene a questa domanda bisogna capire qual è il suo senso. E il senso è, come dicono gli americani, what’s in it for me.

Cioè: che cosa ci guadagna uno a seguirti? Ed è difficile rispondere, ma ci si può provare, tanto per cominciare, facendo due cose:

  1. la prima: credendoci un sacco. Se non ci credi un sacco tu, impossibile che gli altri ti dedichino un filo di attenzione. La tua Pagina Facebook ti sembra una figata colossale? Bene, le premesse ci sono. La tua Pagina Facebook ti sembra così-così? Non ci siamo, bisogna cambiare qualcosa, se non piace a te non piacerà nemmeno ad altri.
  2. la seconda: uscendo dalla sacrosanta zona di comfort. È impossibile fare qualcosa di rilevante se ti limiti a fare tutti i giorni la stessa cosa che fanno anche tutti gli altri.

Quelle che seguono – e che si trovano nelle slide qui sotto – sono una serie di funzionalità che Facebook mette a disposizione e che si possono usare per iniziare, a partire da oggi, a uscire da questa zona in cui siamo a nostro agio – una zona che nei casi peggiori comincia a somigliare a una bolla in cui i suoni dal di fuori arrivano attutiti, in cui mano a mano perdi contatto con la realtà che ti circonda, e cosa più importante, con i lettori.

Combattere lo scetticismo

Il nemico di questa operazione di “uscita dalla bolla”, di questo tentativo di fare un po’ meno quello che piace a te e di fare un po’ di più quello che piace al tuo pubblico è lo scetticismo.

Lo scetticismo è quella voce che, quando ti sei sempre occupato di libri e ti viene la fantasia di pubblicare una ricetta, ti dice «non credo proprio che funzionerà / non sei la persona giusta / cosa c’entri tu con X / chi sei per poter dire la tua su Y».

Legittimarsi a fare qualcosa di diverso è complicato. Ma ci vengono in soccorso le ricerche: tanto per cominciare possiamo capire quali sono gli interessi dei nostri fan (o potenziali tali). Chi sono le persone che seguono i tuoi competitor / colleghi? Quali interessi hanno, quali altre Pagine seguono?

Ho provato a fare questa ricerca per Mammafelice: esce fuori che molti membri del Gruppo Facebook di Mammafelice hanno messo il like a Grey’s Anatomy e a Game of Thrones. Probabilmente se Barbara parlasse qualche volta anche di serie TV loro sarebbero interessati, magari interverrebbero volentieri. Chissà, varrebbe la pena provarci.

Questa è solo una delle tante ricerche possibili (su Guido se ne trovano altre). E comunque l’importante non è tanto fare la ricerca “giusta” ma iniziare a mettersi nell’ottica di dover fare ricerca, soprattutto prima di avviare un nuovo progetto o di aprire un nuovo canale.

Racconta di te, parla di loro

È importante capire che la linea editoriale non deve essere una gabbia: deve essere, appunto, una linea, traccia, un sentiero. Lo si può percorrere esplorandone i dintorni, permettendosi delle divagazioni: perché se scelgo di seguire un blogger su Facebook lo faccio perché in qualche modo quello che ha da dire quel blogger mi interessa, mi ispira, mi piace. E più lui mi dice la sua, più io sono felice di seguirlo.

Le Pagine più belle da seguire, poi, sono quelle che raccontano la loro storia ma sembra quasi che raccontino la mia. O meglio: parlano della storia che io immagino per me, quella dove i miei desideri sono avverati e i miei bisogni soddisfatti.

È questo il motivo per cui Chiara Ferragni ha successo: perché la storia che sta raccontando non è necessariamente la sua, è la storia che molti di noi vorrebbero per se stessi. Casa a Los Angeles, vacanze a Miami, poco lavoro e tanto sciallo: è evidente che la sua vita non è fatta solo di questo. Queste sono le cose che lei decide di raccontarci, perché, appunto, sta raccontando di sé ma sta parlando di noi – e queste sono le cose che noi vogliamo sentirci dire, che ci piace immaginare per noi stessi.

È una cosa che avevo già detto, mi ripeto, sono noiosa: io la smetto, ma voi smettetela di criticare la Ferragni, perché prima di criticare bisogna cercare di capire, sempre: cercare di capire le cose che funzionano è il miglior modo per creare delle cose che funzionano.

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