Rientrare senza ansia

L'alternativa all'ansia è prima di tutto togliere dal rientro le cose che ti mettono in ansia (ma va?). Che per me ha voluto dire tre cose.

Quest’anno sono rientrata dalle vacanze e non ero in ansia. Ero concentrata e assorta, per la prima volta invece di preoccuparmi dei miei impegni me ne stavo occupando. Se la preoccupazione mette agitazione, l’occupazione mette in moto: delle due è l’alternativa responsabile, appagante, veloce.

Valeva quindi la pena scriverci un post e farci anche un video, che si trova qui.

L’ansia è nemica dell’autostima

Mi è sempre piaciuto rientrare (sia a settembre sia a gennaio, sin da quando ero bambina), ma il piacere del rientro si è sempre accompagnato a una buona dose di affanno per le cose da fare affollate in un tempo che non basta mai, che bisogna trattenere mentre scivola via come sabbia fra le mani.

Un tentativo, questo di fermare il tempo, che di regola fallisce: le giornate finiscono quando hai fatto solo la metà delle cose che avresti desiderato e la tua to do list (un template gratis che hai scaricato da Pinterest previa iscrizione a una newsletter che non leggerai mai) ti lancia uno sguardo giudicante dall’alto dei suoi pattern geometrici e dei suoi titoli calligrafici – scarabocchiati a sufficienza da sembrare improvvisati ma non abbastanza da risultare disordinati.

Infila due-tre giornate di to do list incomplete e il risultato è garantito: l’autostima – che non è la più forte delle tue qualità, ma si è irrobustita dopo averci lavorato tanto – spicca il volo e ti lascia, va via dalla finestra aperta. Tipo Peter Pan, ma senza copertina di flanella a proteggerla. Debole com’è, non credo sopravviverà all’autunno.

Così tu ti ritrovi lì seduta alla scrivania, l’abbronzatura si pela via come Vinavil, i propositi e le deadline fanno capolino dal calendario troppo pieno di un’agenda troppo costosa e hanno già capito che non li rispetterai. Sei da sola e sei l’unica a crederci ancora. Ma non deve per forza andare così, c’è un’alternativa, prima te ne accorgi meglio è.

Smettere di rendermi la vita difficile

L’alternativa all’ansia è prima di tutto togliere dal rientro le cose che ti mettono in ansia (ma va?). Che per me ha voluto dire tre cose:

  1. smettere di comprare l’agenda ad agosto. Rientrare dalle vacanze con un’agenda nuova comporta l’obbligo di riempirla al più presto, di alzare la zampa quanto basta per lasciare un bel segno sui suoi muri. Per lasciare il segno in un’agenda ci vogliono piani tanto importanti da giustificare la perdita di verginità dell’agenda e tanto dettagliati da essere assegnati a date specifiche. Non c’è formula migliore per il disastro di una pianificazione fatta rispondendo alla domanda «e a novembre cosa facciamo? È ancora vuoto!».
  2. Anticipare le vacanze (e quindi anche il rientro), perché non c’è niente di più nutriente per l’ansia della fretta che c’è nell’aria quando tutti riprendono le loro attività.
  3. Non chiudere tutto a luglio, perché chiudere tutto prima di partire significa trovare il vuoto al momento di riprendere. Il vuoto è l’habitat naturale dell’ansia. Le vacanze estive non durano tre mesi ma tre settimane, non è il caso di trattarle come un buco nero: se dopo di loro il mondo è ancora lì di sicuro lo è anche il lavoro che avevi lasciato sulla scrivania e che puoi tranquillamente riprendere senza farti troppe domande.

Sono tre piccole tattiche che hanno avuto un grande impatto. La cosa che mi è servita di più però non è una tattica, ma un atteggiamento.

More of the same

«More of the same» è difficile da tradurre, vuol dire «sempre la stessa cosa», ma ho la sensazione che in italiano abbia un’inflessione negativa. Io qui la intendo come: continuare a fare quello che stavi facendo, perché la strada è quella, quindi avanti così.

Potresti inventarti nuovi strabilianti effetti speciali per i tuoi canali social. Potresti creare un nuovo evento, magari renderlo un format, magari venderlo in franchising. Potresti scrivere la newsletter e promettere al mondo che la invierai con regolarità. Ma perché farlo adesso, perché dare a questo momento la responsabilità di decisioni che per avere un senso devono essere accompagnate a un contatto con la realtà che tu – per fortuna – durante la pausa hai perso? Perché non inventare nuovi format durante, chessò, aprile oppure ottobre?

More of the same è un invito: se una cosa funzionava prima della pausa non cambiarla, vai avanti così, stessa direzione e stesso passo. Hai tempo a fare proclami e rivoluzioni e di sicuro c’è un tempo migliore rispetto a quello dettato da to do list decorate e agende che richiedono calligrafie impeccabili.

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