Selezionare per distinguersi

Distinguersi è faticoso. Farlo nella velocità e nell'abbondanza della comunicazione online lo è ancora di più – ma se non lo fai nessuno si ricorderà di te.

Distinguersi è faticoso. Farlo nella velocità e nell’abbondanza della comunicazione online lo è ancora di più – ma se non lo fai nessuno si ricorderà mai di te. E per distinguersi bisogna selezionare.

Selezionare può essere antipatico. Ogni volta che selezioni lasci fuori qualcuno o qualcosa, e, a seconda del grado di esposizione (e coinvolgimento), quel qualcuno o qualcosa disapproverà il suo essere messo in disparte.

Ma ogni volta che selezioni aumenti il livello di coerenza, logicità, uniformità di ciò che stai facendo. E se lo fai bene, ne aumenti anche la qualità. Può trattarsi di following su Twitter, dei blogger con cui collaborare come azienda, delle fonti da inserire nel tuo feed: ogni volta che dici un «no» lo fai per fedeltà ai tuoi criteri, che coincidono con i tuoi interessi e obiettivi (di brand, azienda o persona).

Se selezioni è perché credi di essere speciale, non vuoi essere come tutti gli altri, pensi che a qualcuno importi qualcosa di ciò che hai da dire. E questo va contro la Legge di Jante. Ora, c’è da capire se la Legge di Jante ti piace oppure no – e io ho deciso: a me non piace.

Più cose su come selezionare si trovano su Guido: a partire da come indivuduare il target, che è una delle cose più faticose da fare.

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