Una delle domande che spesso si materializza nella testa del cliente del social media manager è:
come farai a gestire la mia comunicazione se non provieni dal mio stesso settore? Ad esempio: come puoi parlare di vino se non sai tutto di annate, fermentazione, denominazioni di origine?
Ci sono due possibili risposte a questa domanda – che ogni tanto è esplicita, più spesso no, ma ti tocca rispondere comunque.
Non posso, e non lo farò.
Questa risposta ha senso in due casi:
- se hai deciso di specializzarti in un settore e andare a ruota solo su quello, quindi il vino (anzi, il wine, come dicono quelli fighi) non lo tratti.
- se nella tua testa si è creato il vuoto pneumatico quando il cliente ti ha detto di cosa si occupa.
Occuparti sempre dello stesso settore ti permette di conoscere più facilmente e in profondità le persone che ci girano intorno, di costruire un feed di fonti più coerente e più facile da aggiornare, di limitare la ricerca a un ambito solo e di padroneggiare la materia di cui parli.
E poi: non puoi imparare una cosa per cui non sei portato. Se mi propongono di studiare una strategia di comunicazione online per un’app di Fantacalcio io dico no senza pensarci: non ho mai capito il calcio vero, figurati quello Fanta. (C’entra l’aranciata frizzante?)
Questa risposta ha un vantaggio: ottimizza il tuo tempo (AKA la risorsa più preziosa che hai).
Posso: l’importante non sei tu, ma il tuo pubblico.
Al contrario uno può decidere che ama spaziare tra argomenti diversi, perché l’importante non è il settore in sé, ma capire bene il pubblico.
Occuparsi di settori diversi tra loro presuppone un alto tasso di ricerca, specie nelle prime fasi di lavoro, dalla presa in carico in poi. È vero che non userai termini settoriali perché la tua attenzione è rivolta a chi ti segue, e ciò che ti interessa è capire i bisogni del pubblico, non l’invecchiamento in barrique, ma è altrettanto vero che non mi puoi raccontare una cosa se prima non l’hai capita bene.
Essere esperti in un settore, d’altro canto, molto spesso è un ostacolo a una comunicazione efficace. Si è troppo immersi nell’ultimo bollettino dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) per accorgersi dei reali interessi del proprio pubblico di riferimento, e il risultato è che si finisce per parlare con gli altri addetti ai lavori – che fa bene alla reputazione, però loro non sono e non diventeranno mai clienti, quindi sarebbe meglio rivolgere il proprio sguardo (anche) altrove.
La verità è che non c’è una risposta migliore di un’altra – tra le due ce n’è una che io preferisco, ma va bene per me, perché so come mi piace lavorare. Il modo migliore per rispondere ai propri clienti è sempre quello: avere chiarito, prima di tutto a se stessi, qual è il proprio metodo di lavoro.