Tutto quello che so sul vendere corsi

Un bilancio delle cose che hanno funzionato fino a qui.

vendere corsi

Sono nel pieno della stagione di What’s Next, che dura circa due mesi. Ho poco tempo da dedicare a tutto il resto, blog compreso, ma oggi ho fatto un piccolo bilancio delle cose che hanno funzionato fino a qui, e ho pensato di condividerlo. Anche perché The Next SMM sta andando bene, è anche un’occasione per festeggiare!

Tre cose da sapere prima di iniziare

Prima di aprire il botteghino e partire in pompa magna con le vendite, ci sono tre cose da sapere:

  1. qualsiasi corso tu abbia pensato di vendere, hai almeno un concorrente con cui fare i conti. La concorrenza c’è, ed è pure affollata;
  2. di conseguenza, intraprendi questa avventura solo se c’è davvero bisogno del tuo corso. Nel senso: non se ne hai bisogno per fatturare di più, ma se ne hanno bisogno un sacco di persone là fuori;
  3. tra l’altro non basta che le persone abbiano bisogno di quel corso: devono anche sapere di averne bisogno, altrimenti col cavolo che te lo comprano.

Si lavora per il futuro

La prima edizione di un corso spesso non è un successo travolgente. Magari si iscrivono in pochi, e magari si iscrivono tutti all’ultimo, così tu fino a una settimana prima non sai se riuscirai a farlo partire oppure no. È normale. La stessa cosa succede anche quando – nel caso dei corsi in classe – porti un corso vecchio in una città nuova. In generale ogni volta che cambi qualcosa è come se iniziassi daccapo, quindi bisogna perseverare e standardizzare. Nel limite del possibile proponi sempre gli stessi periodi, le stesse modalità, le stesse città, così le persone si abituano e possono prendersi più tempo per valutare l’acquisto, oltre a programmare con più anticipo la spesa.

I corsi si riempiono con il passaparola

Puoi scrivere la sales page migliore del mondo, puoi studiare il programma più interessante di sempre, ma le classi si riempiono sempre e comunque con il passaparola. Quante persone si fidano di te? Quante tra queste consiglierebbero ai loro amici un tuo corso? Questa cosa ha due conseguenze: non puoi offrire più corsi di quelli che il tuo passaparola è in grado di vendere; non puoi vendere un corso se fino ad ora non hai mai fatto nulla per procurarti passaparola positivo – in merito alla formazione, si intende.

Tenere un corso è un lavoro

C’è questa leggenda del «chi non sa insegna», come se organizzare un corso e tenere una classe non fosse un lavoro vero. Invece non solo è un lavoro vero, ma è anche molto impegnativo; è un’attività che mentre la fai ti succhia via parecchie risorse (io ho sempre un calo di creatività nella stagione dei corsi) e che richiede grossa concentrazione. Meglio quindi non farla come un’attività in più, ma programmarla al posto di altri lavori, e meglio sapere che nel periodo in cui insegni ti conviene sgombrare almeno in parte il tuo calendario da altre attività ugualmente impegnative. Inoltre c’è la comunicazione da gestire: quali attività prevedi per promuovere il corso? Scriverai dei post sul blog, manderai delle newsletter? Programma tutto con anticipo, altrimenti ti troverai a navigare a vista, e a non avere tempo a sufficienza per occuparti della promozione.

I corsi non si vendono spammando

I corsi non si vendono dicendo in continuazione «ehi, c’è questo corso, ti iscrivi?». Quindi, per tornare alla promozione, non basta dire che hai organizzato un corso per venderlo. La tua comunicazione nei mesi che precedono il corso deve essere sistematica e coerente, deve far capire che vale la pena seguirti, che quello di cui parli è interessante, deve fare venire voglia di saperne di più. Questo non si fa parlando in continuazione del tuo corso, ma condividendo con generosità le cose che sai – le competenze che hai tu, e che sono utili al target del tuo corso. Lo puoi fare come e dove vuoi (scrivendo su un giornale, partecipando a eventi, mandando una serie di newsletter), l’importante è tenere sempre a mente una cosa: questa comunicazione dà i suoi effetti solo se le persone la trovano utile a loro.

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